Il Premio Morlotti nel 1998 è stato assegnato ad Alessandro Papetti per l’opera Interno (1996, olio su tela cm 100 x 100). In essa, all’ottimismo sette-ottocentesco, con l’abituale descrizione di spazi vivi di uomini e macchine, celebranti la fatica e il lavoro e le lotte politiche del dopoguerra, si sostituiscono grandi spazi colmi di grigio ma vuoti di persone e di voci, che, nel silenzioso abbandono di una civiltà in profonda mutazione, coprono vaste superfici pittoriche, nella memoria del nostro più recente passato… Insomma, la transizione tra la fine dell’era fordista e l’inizio dell’epoca del terziario.

Alessandro Papetti è nato a Milano nel 1958, dove attualmente vive e opera.

Nel 1987 vinse la XXX Biennale di Milano; da allora ha accumulato un lungo e prestigioso curriculum espositivo, sia in Italia sia all’estero.

Dal 1988 al 1990 il nucleo tematico della sua pittura fu il ritratto visto dall’alto.

Seguirà tra il 1990 e 1992 il ciclo di dipinti intitolato Reperti, nei quali l’accento è posto sul particolare: uno studio analitico sulla forma e sulle tracce lasciate dal tempo negli atelier e interni di fabbrica.

Dal 1992 al 1995 il tema scelto da Papetti è lo studio del nudo.

A seguire i dipinti del ciclo Acqua. Come sintesi fra questo ciclo pittorico e il precedente nascono i Cantieri Navali, la Città e il Bosco.

Il ciclo Interni di fabbrica nasce quando l’artista viene contattato da una galleria d’arte di Lecco che gli propone il tema dell’archeologia industriale e della fabbrica, attiva e dismessa, nel territorio lecchese.

L’artista, a seguito di sopralluoghi a varie ditte della zona, Oasa, Trafilerie San Giovanni, Cartiere Cima e tante altre, fa suo il progetto realizzando un serie di opere di grande formato.

Il folto corpus di opere che il milanese Alessandro Papetti dipinse, rappresenta un evento unico nel panorama dell’arte contemporanea, nel (fotografare) il crepuscolo dell’industria: il processo di deindustrializzazione, che ha investito il nostro paese dalla metà degli anni ottanta, trova nelle tele di Papetti la sua rappresentazione.