L’edizione inaugurale del Premio Morlotti del 1996 vide come vincitore Giulio Crisanti, per l’opera Periferia (tecnica mista su tela, cm 90 x 90).
Le periferie delle città occidentali sono un agglomerato ipertrofico di case e non pulsante di quella vita frenetica che abita il centro.
Nel dipinto, i cupi dormitori immersi in una notte perennemente spettrale sono percorsi da un reticolo di strade, ai bordi delle quali anonimi edifici si alzano a oscurare il cielo: un rosso disperante sia per l’impotenza della periferia a raggiungere il centro, sia per il malinconico e indiretto ricordo di quella buona e vecchia campagna che naturalmente occupava quegli spazi.
La pennellata è essenziale poiché ha voluto esprimere una realtà spaziale che nega l’esserci proprio dell’uomo, il quale è asserragliato, come fosse prigioniero, dietro le buie occhiate delle finestre.
Giulio Crisanti è nato a Frascati nel 1932. Attualmente vive e opera a Robbiate (Lc).
Ha partecipato e presenzia a innumerevoli esposizioni in Italia e non solo e oggi è socio della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano.
L’ottenimento della propria cifra artistica comincia molto presto, e si esprime nella pittura, con la ceramica e nella scultura. Qualche decennio più tardi, trasferendosi a Milano, si impegna nel settore design e grafica arrivando a progettare e realizzare due spazi museali, uno a Milano e uno a Roma.
Da sempre, e soprattutto da quando, bambino, fu testimone della tragedia della seconda guerra mondiale, in lui è viva e profonda la sensibilità per il destino degli uomini contemporanei e della loro non facile convivenza.
Non poteva che essere la solidarietà fra gli uomini a ispirare l’arte di Giulio Crisanti, calata in una realtà complessa.
L’artista osserva l’umanità realisticamente e con la ferma volontà di denunciare e opporsi a ingiustizie, discriminazioni, meschinità portatrici di miserie arrecanti dolori fino all’annullamento dei diritti.
I caratteri informale e lo spigoloso dei tratti pittorici, non sono forme genericamente astratte, ma elementi figurativi evocativi e concreti di un vissuto attento e doloroso.