La seconda posizione del Premio Morlotti 1997 è assegnata a Marco Petrus, per l’opera Città (1996, olio su carta cm 80 x 60).
Una città vuota, perché contenitore del nulla: il nulla che ha divorato l’animo di chi la abita. L’ordine della geometria architettonica come indispensabile quadrettatura per orizzontarsi nel vuoto, e insieme gelido sigillo tombale calato sul caos vitale della natura. L’uomo non c’è più, è scivolato dietro le quinte: i palazzi, con le occhiaie buie delle finestre, sono i fondali abbandonati di un dramma che si è ormai consumato. La ricerca di Marco Petrus è incentrata da anni sul paesaggio urbano, analiticamente ritratto come a studiarne una via di fuga: i suoi quadri sono i piani di un’evasione scrupolosamente preparata. Il segno pittorico è netto, la luce è la lama tagliente che affila gli spigoli dei paesaggi metropolitani di Edward Hopper.
Marco Petrus è nato a Rimini nel 1960, vive a Milano dove ha frequentato la Facoltà di Architettura. Ha accumulato un lungo e prestigioso percorso espositivo.
Figlio d’arte, fin da giovanissimo punta all’architettura e, a seguire, ci sono le prime prove di tecnica di stampa e di riproduzione artistica. Petrus apre una stamperia d’arte, che sarà luogo di incontri con altri artisti.
Esordisce in mostra nel 1991; la sua pittura tende già all’immobilità quasi metafisica dell’architettura.
La seconda fase di Petrus è scandita da linee chiare e campiture piatte e la terza indaga la struttura delle forme urbanistiche e architettoniche.
Quasi a mediare le fasi di cui sopra, ecco il periodo del “congelamento” del paesaggio urbano in un gioco di astratta stilizzazione: la pittura è da Petrus intesa come perfetta ricerca di “pura forma” architettonica, fino a investire il senso del dipingere e rappresentare.