Il Premio alla carriera del 14° Morlotti è stato assegnato a Giancarlo Cazzaniga per l’opera Ginestra (1982, olio su tela, cm 70 x 70).
Nell’opera ogni dettaglio si manifesta in una figurazione malinconica, insinuante un velo sigillante l’orizzonte e che vive un’insistente e lieve ansia.
L’immagine emerge come flussi di memoria impossibili da rivivere e che nel ricordo evidenziano la tipica leggera imprecisione.
L’artista ricorre all’omogeneità cromatica, ad una tavolozza tenue e simil –crepuscolare, adatta ad esprimete l’atmosfera di nostalgia e tristezza che caratterizza il ricordo. Appaiono tinte opache e sfumate: il tono basso accomuna i bianchi, gli ocra, i gialli autunnali, i grigi lombardi, viola e celesti in tonalità sottile, i rosa madreperla.
Cazzaniga coglie la melanconia della natura declinante soffermandosi in trofei di foglie stinte; il grigio perlato che fa da sfondo a Ginestra è una bellezza cromatica richiamante atmosfere morlottiane.
Giancarlo Cazzaniga nacque a Monza il 20 settembre 1930. Frequentò a Milano l’Accademia d’Arte Cimabue, dove incontrò artisti nei locali mitici di quella Milano, su tutti il bar Jamaica, la latteria delle sorelle Pirovini, il bar della Titta.
Qualcuno che lo conobbe da ragazzo, giura di avere incontrato un Cazzaniga smagrito e provato dalla fame. Dietro quei suoi occhi cerulei, Cazzaniga aveva già scoperto la poesia come antidoto alla tristizia.
Non ci metterà molto a divenire uno tra i più noti “artisti di Brera”, in rapporti con personaggi come Chighine, Morlotti, Crippa, Tadini e Manzoni. Con Ceretti, Ferroni, Guerreschi, Bodini, Cazzaniga fu uno degli animatori di quel gruppo definito poi Realismo Esistenziale.
Il paesaggio ha rappresentato il tema costante di tutta la carriera di Cazzaniga, ma in seguito nelle sue opere si affiancherà la musica, in particolare il Jazz (era amico del grande trombettista Chet Baker). La sua prima mostra personale si era tenne a Brescia nel 1957, mentre nel 1958 era presente a Milano, alla Permanente, invitato alla mostra “Giovani Artisti Italiani”. Il suo periodo di maggior notorietà restano però gli anni Sessanta: con due presenze alla Biennale di Venezia – nel 1962 e nel 1966 – e una alla Quadriennale di Roma, nel 1965.
Maestro di un dolore sottile quanto la pioggia, per Cazzaniga si attaglia un verso di Montale: <<E’ una tempesta anche la tua dolcezza>>.